Il thriller di Enzo Meli: I delitti del Santo di Maggio nella lettura di Carmelo Corrado Occhipinti

Carissimo Enzo,

mi rimane ancora l’impressione fortissima del nostro fugace incontro e della lettura approfondita del tuo romanzo.

Con una tecnica narrativa spigliata e genuina, rappresenti la società realissima della tua invenzione: un paese che non esiste, la festa di un santo che non ha nome, né volto, una serie di omicidi che possono diventare macabri solo nella fantasia del lettore che vuole applicarvisi.

Non c’è indulgenza nelle tue parole, c’è una condanna semplice e definitiva.

Collochi i fatti in Sicilia, come gli assassini mafiosi dei luoghi comuni, ma tu giustamente non parli di mafia, che non è l’unica ragione delle azioni criminali. Sostanzialmente affermi che in tutto il mondo regna occultamente l’ingiustizia, il terrore, la credulità popolare e, su tutti, il vile denaro, ma regnano anche l’amicizia, i valori sociali assieme ad una generale tendenza alla giustizia.

Due regni in contrasto fra loro.

Il tuo romanzo si articola intorno ai primi due morti sui quali indaga una impossibile polizia. Il commissario rappresenta il tuo alter ego; Rocco Marano contemporaneamente sa tutto, come te che scrivi, ma deve scoprirlo come personaggio. Il suo vice è la comparsa sulla scena di chi fa fatica a comprendere, come potresti essere tu stesso per tutto ciò che esula dal romanzo e come potrebbe essere qualsiasi lettore per la trama. Come se Bigo Lino fosse una figura prospettica per dilatare la scena e collegarti al lettore che, in lui, ti avverte come amico e confidente.

In questa identificazione a due, il vice commissario si presta di buon grado agli scherzi sul suo nome che servono ad alleggerire il racconto e a smascherare i bugiardi. Attraverso di lui il lettore si trova al tuo fianco nei pensieri di Lino ed in quelli di Rocco Marano.

Che cosa deve scoprire la polizia assieme al lettore? Se sono delitti e quale sarebbe il movente.

Si scoprirà soltanto che sono stati uccisi perché il commissario viene trasferito ed il vice scompare dalla scena. Il lettore prova un attimo di turbamento per la spersonalizzazione nella momentanea vittoria dell’ingiustizia che opera anche attraverso i servizi segreti.

Ed il commissario – autore rimane solo, senza il suo assistente – lettore, senza la donna bellissima, magistrato e ispiratrice, senza la compagnia dei personaggi cari. È come se tornasse alla propria famiglia ed al proprio lavoro, luogo non effimero di vita, tuttavia senza alcuna possibilità investigativa sul quid che lo caratterizza.

Dopo lunghi decenni, trascorsi nel romanzo in un baleno e la cui tristezza è solo accennata, poni la rivelazione: un altro romanzo nel quale tu-Marano, io lettore e gli altri personaggi siamo solo spettatori giudicanti il racconto dell’ultimo protagonista, lontano affettivamente da tutti e irraggiungibile. La vicenda era iniziata quasi 40 anni prima dei delitti che rappresentano un atto di giustizia impropria e violenta a sostituirsi all’incapacità umana. Quasi un’opera di nobiltà divina nella quale il commissario svolge il ruolo di ascoltatore, mentre il lettore viene travolto da un crescendo di spiegazioni nella cornice di paesaggi bellissimi ed di intense relazioni umane.

Carmelo Corrado Occhipinti


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I delitti del Santo di Maggio
The Show Must Go On

Collana Oltremare – Narrativa
Enzo Meli

2.9.2016, 312 p., filo refe
Curatore: Ilaria Celestini
Prefazione: Cino Tortorella
Nota Critica: Ilaria Celestini
Direttore di Collana: Ilaria Celestini

ISBN 978-88-98643-72-1

TraccePerLaMeta Edizioni

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