Presentazione libro:
“LA CUCINA ARANCIONE”
di Lorenzo Spurio
TraccePerLaMeta Edizioni

venerdì 20 settembre 2013

presso la BIBLIOTECA PIETRO THOUAR
VIA MAZZETTA 10, FIRENZE

RELATRICE:
Marzia Carocci – poetessa, scrittrice-recensionista

INTERVENTI DI:
Rita Barbieri – docente di lingua e lett. cinese
Massimo Acciai – poeta, scrittore, direttore Rivista Segreti Di Pulcinella
Sandra Carresi – poetessa, scrittrice, vice-pres. Ass. TraccePer LaMeta
Annamaria Dulcinea Pecoraro – poetessa, scrittrice

LETTURE DAL TESTO:
Luisa Bolleri – scrittrice, poetessa

La cucina arancione

 

La cucina arancione
Collana Oltremare – Narrativa
Lorenzo Spurio
24.07.2013, 238 p., brossura
Curatore Spurio Lorenzo
ISBN 978-88-907190-8-0
TraccePerLaMeta Edizioni

Scheda del libro e link per l’acquisto online:

www.tracceperlameta.org/tplm_edizioni/negozio/la-cucina-arancione-narrativa

Video:

www.tracceperlameta.org/video-presentazione-libro-la-cucina-arancione-lorenzo-spurio

Presentazione libro:
“LA CUCINA ARANCIONE”
di Lorenzo Spurio
TraccePerLaMeta Edizioni

venerdì 20 settembre 2013

presso la BIBLIOTECA PIETRO THOUAR
VIA MAZZETTA 10, FIRENZE

RELATRICE:
Marzia Carocci – poetessa, scrittrice-recensionista

INTERVENTI DI:
Rita Barbieri – docente di lingua e lett. cinese
Massimo Acciai – poeta, scrittore, direttore Rivista Segreti Di Pulcinella
Sandra Carresi – poetessa, scrittrice, vice-pres. Ass. TraccePer LaMeta
Annamaria Dulcinea Pecoraro – poetessa, scrittrice

LETTURE DAL TESTO:
Luisa Bolleri – scrittrice, poetessa

La cucina arancione

La cucina arancione
Collana Oltremare – Narrativa
Lorenzo Spurio
24.07.2013, 238 p., brossura
Curatore Spurio Lorenzo
ISBN 978-88-907190-8-0
TraccePerLaMeta Edizioni

Scheda del libro e link per l’acquisto online:

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Fotografie:

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La cucina arancione

Un romanzo fortemente improntato alla psicologia e al malessere di taluni individui dichiaratamente, quanto apparentemente sani, ma nel cui subcoscio si annida il germe dell’anomalia latente o palese. Una frattura, una faglia che niente ha da spartire con le evidenze patologiche di ognuno, che in questo romanzo si fanno carico di porre in evidenza il problema e mostrarlo al grosso pubblico.
Un libro che intriga, una scrittura che a volte rasenta la perdizione e lo smarrimento mentali del personaggio preso in esame, ma che niente fa somigliare all’orco, al mostro, perché la capacità scrittoria dell’autore raffinata e molata da taluni atteggiamenti pregiudiziali sa tenere a freno l’esibizione del malessere, dando in pasto al lettore solo le sue caratteristiche degenerative, paranoiche fuorvianti, o borderline, forse anche un po’ sinistre e morbose che spesso sono la sintomatologie che anticipano e segnalano stati d’animo patologici, ma mai ossessive, o tali da infondere paura.
Certo che muoversi nel panorama della psicanalisi sarebbe stato un fuori programma, che l’autore non percorre, non vi si addentra ben consapevole che la psichiatria è un pozzo senza fondo, una voragine che non dà scampo a volte, altre vi può porre rimedio, ma le cure devono essere programmate in centri d’igiene mentale adeguatamente attrezzati e da personale medico preparatissimo altamente specializzato e all’altezza del difficile compito da individuare. Il sistema della mente è un percorso accidentato, difficile da raggiungere con misure poco adatte, perché la mente spesso si rifiuta di manifestare i suoi lati oscuri, che devono essere individuati e curati con metodo e studio.
Lorenzo Spurio è andato a toccare la punta d’iceberg di un panorama reale che si fa introspettivo per la cura della malattia, ma che non mostra rischi per il lettore, né difficoltà di comprensione per la diversificata categoria dei beneficiari.
Ho letto con attenzione particolare questo romanzo che trovo sorprendentemente attuale, rigoroso e sincero, fatto di particolarismi sorprendenti, di fobie, di insinuanti malesseri sotterranei che minano e spesso limitano i rapporti umani. L’autore ne analizza la solitudine dei personaggi, ne amplifica la tipologia del disagio, senza oltrepassare il limite estremo.
Il tutto è condito con mirabile pacatezza, senza debordare dal binario di un giudizio che si fa carico solo di porre il problema, non di porsi in rapporto con esso o giudicarlo dall’esterno, senza dovuta preparazione psicologica.
Vi sono visioni realisticamente costruite per la trama del romanzo, altre che ridisegnano il profilo del malessere più generalizzato, tentando di memorizzarne il disagio psichico dal lato meno tragico e drammatico.
Vi è stupore per il mistero dell’esistenza di ognuno, vi è a tratti il pudore di non evidenziarlo insieme alle altre brutture del mondo.
Un libro complesso e dinamico che non posso fare a meno di constatare interessante dal punto di vista umano, efficace e tollerante nei confronti dei (cosiddetti anormali): ma poi chi può dirsi normale? chi giudica con la fantasia della presunta perfezione, talvolta è anche più anormale di quanto egli stesso possa supporre.
Ogni individuo ha i suoi lati oscuri, le sue ombre, i suoi impulsi o istinti a volte nascosti, altre palesi. L’evasione o non dalla conformità e dall’omologazione non dipende mai dall’uomo che per suo genere è tormentato e insincero con se stesso. Il percorso letterario di Lorenzo Spurio pone in essere un grottesco desiderio di normalità, ma da cosa si determina la normalità/anomala dei soggetti? Non mancano ironia e satira in questo romanzo, non manca l’illogicità di un fattore determinante e cupo come la psiche umana, così come non mancano fattori di senso e dissenso, ossessioni maniacali tra sogno e realtà, tra vita e magia, tra disagio psicologico e volontà di non ghettizzare nessuno, semmai considerarne il <caso umano> attraverso la lente dell’osservazione, senza per questo additarlo col marchio della malattia.
Un libro che descrive gli atteggiamenti e le azioni dell’uomo dal lato umano, senza dannazione o esclusione deliranti.
Il libro non ha intenti di carattere scientifico né didattico, si snoda attraverso tentativi e descrizioni dettagliatamente atte a far luce soltanto sui casi di anomalia o follia apparenti, senza scomodare Freud o la psicanalisi vuole essere un viaggio nella “sana follia” o in ciò che alberga in ognuno sotto un
falso sorriso o un gesto.

Ninnj Di Stefano Busà
settembre 2013

La cucina arancione
di Lorenzo Spurio

24.07.2013, 238 p., brossura
Curatore Spurio Lorenzo
ISBN 978-88-907190-8-0

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il_fuoco_di_lorenzo

Annalisa Soddu è medico-psichiatra e scrittrice. Entrambe le due componenti a cui dedica ampio spazio nella sua vita sono racchiuse nel suo primo libro, “Il fuoco di Lorenzo” pubblicato nel 2011 con ilmiolibro.

Quello che il lettore si appresta a leggere aprendo questo libricino (le pagine non sono molte, ma di contro i contenuti sono ampi) è una fotografia sul mondo che ne rivela dettagli fastidiosi, a tratti sconvenienti e in via generale dolorosi. Si parla di patologie, ma più che di malattie concrete e riscontrabili all’occhio, di malattie insidiose, invisibili perché della mente umana. Nella silloge di racconti si spazia tra comportamenti problematici (l’anoressia, l’alcolismo, la perversione sessuale) che possono dar vita a episodi ulteriormente allarmanti e che sono sanzionati dalla Legge.

L’esperienza letteraria di Annalisa Soddu è interessante perché questi racconti, privati di toponomastiche e di riferimenti precisi, sono frutto della sua esperienza diretta di psichiatra con persone deboli, sofferenti o apparentemente sane ma che secernono i semi della follia.

Non c’è spazio per il giudizio e la morale: la Soddu presenta la realtà per come è, senza mitigarla, inserendosi in quelle lacune delle mente, negli inceppamenti del normale raziocinio, per vedere come gli affetti dalla patologia reagiscono se sottoposti a cure, i motivi dell’insorgenza del problema –nel caso sia possibile indagarne- e il clima familiare/sociale che circonda il malato.

Nella gran parte delle storie qui contenute, infatti, si osserva una struttura tripartita dei personaggi, di coloro che intervengono attivamente sulla scena:

1) il malato (a volte consapevole del suo morbo, della sua pazzia, altre volte inconsapevole; più spesso normale agli occhi di tutti, ma profondamente tormentato internamente);
2) il gruppo familiare (si parla spesso della figura materna, ma anche di quella del padre e, invece, in altri casi di assenza dei genitori. Alcuni dei disturbi, delle fissazioni che poi alcuni personaggi avranno da adulti sarà motivato come conseguenza di un trauma vissuto durante l’infanzia). Se decidiamo di allargare questo gruppo possiamo, inoltre, inserire anche gli amici;
3) lo psichiatra (che corrisponde alla stessa autrice che interviene per colloquiare con i malati, capirli, fare la diagnosi e prescrivere i medicinali da prendere per controllare la situazione).

Annalisa Soddu conduce il lettore mano nella mano nelle pieghe tortuose della psiche, tra gli sbalzi d’umore, le azioni violente e sconsiderate, l’indifferenza che spesso la società (il mondo esterno) ha nei confronti del ‘diverso’, tra intervalli di euforia e depressione che arrivano a manifestarsi come un vero e proprio annichilimento dell’anima e del corpo.

annalisa-soddu-small-200x300La convinzione che il lettore si va facendo leggendo questa raccolta è che se una patologia esiste, se un personaggio ha una certa condotta, al di là dell’eziologia della patologia, ha di certo a che vedere con una realtà pregressa dove, pure, può trovarsi annidato un trauma, un episodio sconcertante che l’individuo non ha mai superato da solo e che lo ha portato poi a una sorta di autodifesa, adottando gesti/comportamenti sbagliati. Ma come si legge nel primo racconto, la Soddu sembra andare oltre le motivazioni di carattere prettamente psicologico, scienza che pure spesso non riesce con accuratezza a svelare le ragioni di siffatte anomalie della mente (“le cause di queste malattie maledette non si conoscono”, p. 11) per osservare invece quasi sull’onda di un convincimento popolare che “Quando si nasce con la sfortuna addosso, è difficile scollarsela” (p. 9). Dunque intervengono anche delle ragioni che rispondono a un pensiero di tipo fatalista, idea che ritorna anche nel secondo racconto in cui nell’incipit viene nominata la “malasorte” (p. 13).

Il tormento può essere la conseguenza di uno stato di una condizione di solitudine dovuta a lutti e all’isolamento dominato da stati d’alternanza tra depressione ed euforia come avviene nella seconda storia narrata; la pazzia, l’incontrollabilità delle azioni, può essere motivo di preoccupazione ulteriore quando si è madre e si deve supervisionare la crescita dei propri figli e proprio per questo la donna de “La signora G.” finirà per essere allontanata dalla sua famiglia con un TSO. Quello che si configura come un gravissimo disturbo alimentare può essere spiegato a livello psicologico ricorrendo a un episodio di violenza sessuale subito in tenera età. Episodi clinici quali l’incesto e la pedofilia sono spesso i più difficili da trattare all’interno dell’ampio panorama delle deviazioni sessuali, perché frequentemente la vittima si sente colpevole di quanto successo e si rifiuta quindi di denunciare l’uomo o di raccontare l’accaduto (“Si divertiva a farla sentire una puttana, per tenerla in pugno e indurla a stare zitta; ecco perché in lei c’è la più totale confusione, perché lei ha attribuito a se stessa la colpa di tutto, quando invece era una bambina, e lui un porco”, p. 25).

Il mondo che circonda chi ha subito un grave danno psichico o fisico (la famiglia, le amicizie, la società) può apparire spesso insensibile nel sondare un malessere nell’aria che consenta la confessione del malato, più spesso si denota una difficoltà da parte della società –anche nei familiari- nel “diagnosticare”, ossia nell’individuare dei segnali che andrebbero colti. In altre circostanze è la stessa società, per mezzo delle sue istituzioni e strutture, che sembra essere incapace di dare giusta accoglienza a chi ne avrebbe bisogno perché il sistema sanitario è debole: “Il Comune non ha soldi per trovargli una casa popolare; il servizio psichiatrico non lo può tenere che per pochi giorni, le case di cura qualche giorno in più, ma poi lo devono mandare via” (p. 35). C’è una velata polemica nei confronti dello Stato, che è tanto più dura per il fatto che l’autrice, psichiatra, conosce in prima linea tutto ciò che concerne il sistema d’accoglienza di menti pericolose.

Ma in queste fasi di blackout della mente, di sinapsi interrotte, di atteggiamenti deviati e condannabili, ciò che preme sottolineare è la sperimentazione da parte del malato di una realtà altra da quella odierna, a volte onirica, altre volte utopica. In tutti i casi il paziente malato si eclissa dalla realtà sana per costruire un suo mondo dove, però, finisce per essere lui/lei l’unico abitante. In simili circostanze la malattia, oltre a portare al deperimento del corpo (come nel caso dell’anoressia), conduce alla sperimentazione di una realtà finta, surrogata, ricreata, di quel microcosmo indotto dal trauma e dalla patologia stessa.

Doloroso il racconto “La moglie di Pietro” in cui la voce narrante è quella della povera Luisa uccisa dal marito perché geloso in maniera ossessiva e violento che in un raptus di follia arriverà ad uccidere la sua donna. La storia riecheggia i tanti casi di femminicidio che la Cronaca riporta e per i quali sembra che la legislazione italiana si stia finalmente movendo –sebbene con gravoso ritardo- ai fini di una maggiore salvaguardia della libertà della donna nei casi in cui l’ex marito o fidanzato dimostri atteggiamenti ossessivi e denigratori.

Annalisa Soddu con una prosa spigliata ed essenziale, senza ridondanze né descrizioni pedanti, riesce a cogliere l’essenza di ciascuna storia e lo fa in maniera sorprendentemente vivida perché l’autrice osserva il mondo del disagio psichico in almeno quattro modi diversi:

1) quello dello psichiatra, del medico curante, di colui che deve intravedere terapie e un sistema di controllo della patologia;

2) quello della cittadina italiana che si indigna nei confronti di episodi di emarginazione o che denuncia senza peli sulla lingua l’insoddisfacente legislazione e organizzazione nel gestire fasce della popolazione con patologie psichiche che necessitano di assistenza e monitoraggio continuo;

3) quello della donna sensibile che non rimane impermeabile alle sofferenze degli altri, ai disturbi e al clima di desolazione che aleggia intorno a queste persone; ed infatti la psichiatra nei vari racconti fa quasi difficoltà a scindere il privato dal pubblico, il suo coinvolgimento emotivo dalla sua professione tanto che lei stessa in “Aveva la SLA” ricorda un simpatico invito di un dottore sotto il quale aveva fatto il tirocinio: “Giovincella, devi dominare le emozioni, i pazienti si spaventano!” (p. 40);

4) quello della scrittrice che utilizza le vicende da lei sperimentate nella realtà per trasporle sulla carta cercando le giuste parole per far arrivare con schiettezza e senza tanti formalismi il suo pensiero su quanto narra.

Il risultato è sconvolgente: drammi, patologie, deliri, ossessioni, violenze subite e perpetuate, allucinazioni auditive e fenomeni di perdita d’identità campeggiano tra queste pagine. Il lettore dovrebbe tenere a mente, come si diceva all’inizio di questa recensione, che questi racconti sono anche e soprattutto delle cronache fedelissime di quanto avviene ogni secondo in ogni parte del mondo.

Tu che ne sai/ […] / Di un certo tipo di vita/ Tu che ne sai./ Della vita del cuore. Che ne sai”, conclude la scrittrice nella lirica dal titolo “Dedicata a loro”.

Lorenzo Spurio
(scrittore, critico letterario)
Jesi, 28 agosto 2013

Il fuoco di Lorenzo
di Annalisa Soddu
Ilmiolibro, 2011
ISBN: 978-88-91003-24-9
Pagine: 46

Battiti d'ali nel mondo delle favole

L’anno scorso assieme a Sandra Carresi, scrittrice fiorentina, ho scritto e pubblicato un libro di racconti dal titolo “Ritorno ad Ancona e altre storie” (Lettere Animate, 2012) che abbiamo felicemente presentato a Firenze ed ha ottenuto varie recensioni positive. In molte di esse si sottolineava come due autori distanti per provenienza geografica ed età avessero dato vita a un libro la cui scrittura era fluida e senza zone di confine che dicessero al lettore dove terminasse la scrittura di un autore e iniziasse quella dell’altro. Devo confessare che è stata un’esperienza di scrittura molto positiva e interessante che ha dimostrato una certa affinità letteraria con Sandra, persona che si caratterizza per la una grande disponibilità e collaborazione con gli altri. Non è un caso che prima di quel libro scritto con me avesse pubblicato con ilmiolibro “Battito d’ali nel mondo delle favole”, scritto assieme a Michele Desiderato. Quel libro, rivisto, ampliato e dotato di illustrazioni opera di Michela Del Degan, è stato pubblicato da TraccePerLaMeta Edizioni con lo stesso titolo. Il procedimento di collaborazione che ha interessato Sandra e Michele, però, è stato differente dal nostro operato con “Ritorno ad Ancona” in quanto Desiderato ha principalmente ricoperto la vena ispiratrice delle storie narrate che poi Sandra, grazie alla sua abile penna, ha trasposto e “fatto nascere” sulla carta.
Il libro in questione è una raccolta di racconti piuttosto brevi che utilizzano un linguaggio semplice e pulito, facilmente accessibile a tutti e proprio per questo essi possono essere visti anche come delle favole, ossia dei testi che, pur basandosi molto sul fantastico, hanno però un fine pratico, cioè quello volto a trasmettere un certo tipo di insegnamento.
Come viene tratteggiato egregiamente nella nota di prefazione al testo nella quale si richiama il padre della favola moderna, Propp, che con i suoi saggi contribuì a dare uno studio sistematico sul genere, questo libro può essere iscritto senza difficoltà all’interno di questo genere. Alcuni dei racconti che compongono la raccolta presentano vari elementi caratteristici del genere; solo per citarne alcuni l’importanza del mondo naturale con il quale i personaggi colloquiano conoscendo ad esempio il linguaggio degli uccelli; il fatto che i personaggi siano degli animali in grado di intendere, ragionare e parlare; l’intenzione morale che spesso si contraddistingue con la chiusa del racconto e i ribaltamenti di fortuna, episodi che improvvisi e non ipotizzati, cambiano di fatto le pieghe della storia completamente “ribaltandola” (ciò può avvenire sia in bene come avviene ad esempio in “La magia della polvere d’oro”, che in negativo). La favola in parole minime è una narrazione in cui c’è sempre qualcosa di “magico” da intendere con questa parola un sinonimo di “sorprendente”, perché lontano dalla nostra realtà come gli autori scrivono in maniera chiara in quello che sembrerebbe essere un paradosso, ma che non lo è: “La verità non era credibile”(p. 104). Ma se è vero che esse sono delle favole, va anche detto che non sono delle favole nel vero senso della parola, poiché gli autori con questo esperimento letterario hanno voluto espressamente dare al lettore qualcosa di più. La peculiarità dei racconti è che ci si trova in un mondo geografico che, pur descritto nella sua toponomastica, è irreale, difficile o addirittura impossibile cercarlo su un atlante, tanto da richiamare spazi reconditi, manifestazioni dell’immaginifico, ma nei plot che vengono raccontati, o ancor meglio bisognerebbe dire “dipinti”, si insinuano anche le problematiche sociali che sono dell’uomo d’oggi: si veda ad esempio il problema dell’inquinamento visto e dibattuto da due lattine che campeggiano anche sull’immagine di copertina o il riferimento ai centri commerciali che viene fatto nel racconto iniziale “Una fermata utile a Middleton”. Si osservi che questi richiami al mondo contemporaneo sono connotati sempre negativamente quale espressione di massificazione, industrializzazione e caos, configurandosi come anti-eden degli spazi bucolici in cui, invece, si dipanano normalmente le varie storie.
Più generalmente l’attenzione è volta a rappresentare le vicende di una data realtà geografica solitamente molto ridotta (l’isola, il paesello) dove, per quanto avvengano cose abbastanza improbabili nella nostra realtà, tutto sembra diventare magicamente vero.
Centrali i temi dell’educazione (con l’immagine della scuola e dei libri), della formazione, della crescita, della volontà di sviluppare le proprie capacità intellettive e pratiche e nell’importanza di una condivisione delle proprie abilità e un fascino verso il diverso (“Io penso che in un’atmosfera diversa, bambini con culture diverse, si sono incontrati e si sono regalati qualcosa che veniva dal cuore”, p. 33).
Le perle di saggezza che fluiscono dalle pagine di questo libro sono molte e fruibili a tutti con semplicità, basterà avere una certa predisposizione a saper ascoltare ciò che gli autori vogliono dirci: “tutti si erano arricchiti di un oro che non era pirite e avrebbe continuato a brillare per la vita” (p. 22).
Se ancora oggi, la società post-postmoderna dominata dal disagio, dalla frenesia, dalla spersonalizzante logica “commerciale” delle nostre esistenze, fosse ancora improntata nelle primissime fasi della crescita a un certo tipo di insegnamento, che non è niente di retrogrado né acronistico, allora sì, forse si potrebbe avere un mondo migliore dove emarginazione, violenza e xenofobia sarebbero messi a tappeto.

Lorenzo Spurio
(scrittore, critico letterario)
Jesi, 29 agosto 2013

 

Battiti d’ali nel mondo delle favole
di Sandra Carresi e Michele Desiderato
TraccePerLaMeta Edizioni, 2012
Pagine: 141
ISBN: 9788890719011
Costo: 10 €

Link per l’acquisto online

Nell’opera parlano Leopardi, Montale, Joyce, Woolf e tanti altri autori.

TraccePerLaMeta Edizioni ha appena pubblicato “Riflessi letterari” di Giuseppina Vinci: un percorso tra le pieghe della letteratura italiana ed inglese. La scrittrice analizza secondo la propria esegesi dei testi che propone, opere centrali negli studi sulla letteratura, quali ad esempio alcune liriche di Leopardi , focalizzandosi su precisi ambiti letterari: il simbolismo, l’ermetismo, il modernismo inglese. La scrittura piana e accessibile a tutti e l’esposizione del suo pensiero critico su ciascun opera/autore è breve, preciso e condensato, capace di fornire all’attento lettore nuovi spunti di analisi e ricerca.
Dalla prefazione del critico letterario Lorenzo Spurio si legge: «Giuseppina Vinci, docente di materie classiche al Liceo Classico Gorgia di Lentini, dà prova con questo libro di come la letteratura non solo debba essere letta, possibilmente ad alta voce e senza rumori intorno, ma di come essa debba essere interpretata, riletta, vissuta e ri-creata, perché è proprio dall’interazione che si crea tra autore e lettore che si ricavano i variopinti significati e le leggiadre possibilità di indagine dell’uomo nel mondo reale».

L’autrice
Giuseppina Vinci è nata a Lentini (SR), città nella quale vive e insegna presso il Liceo Classico “Gorgia”. Ha pubblicato due libri di poesie e racconti: Battito d’ali (Aletti Editore, 2010) e Chiara è la sera (Angelo Parisi Editore, 2012). Oltre alle poesie e ai racconti, ha pubblicato articoli su quotidiani nazionali e locali, tutti contenuti in Chiara è la sera e è presente in Cento voci verso il cielo, Antologia poetica e in Antologia di poesie “Il Forte”.

TITOLO: Riflessi letterari
AUTORE: Giuseppina Vinci
PREFAZIONE: Lorenzo Spurio
EDITORE: TraccePerLaMeta Edizioni
COLLANA: Sabbia – Critica letteraria
PAGINE: 68
ISBN: 978-88-907190-9-7
COSTO: 9 €

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Info:
info@tracceperlameta.orghttp://www.tracceperlameta.org
Ufficio Stampa: Lorenzo Spurio – lorenzo.spurio@alice.it

Schegge di vita è una breve, ma intensa antologia sul disagio psichico curata da Mirella Presa, educatrice del Centro Diurno Procaccini del Fatebenefratelli di Milano. In essa, per mezzo di poesie e di testi a carattere narrativo proposti quali “ricordi”, hanno voce cinque ragazzi che hanno sperimentato nel loro passato e che convivono con una forma di disagio: non si chiarisce quale, il testo, infatti, non ha nessuna pretesa di carattere scientifico né eziologico.

Il testo propone il flusso di emozioni che fanno i conti con il passato e con la riscoperta di un presente felice ed il collante è rappresentato dal fatto che i vari squarci lirici che nel libro vengono proposti si configurano come “schegge”, ossia come pezzi indistinti di un tutto, più complesso, che è la coscienza dell’uomo, troppo spesso messa sotto scacco dalla brutalità e inesorabilità di vicende.

Tutti possono scrivere sul disagio, anche coloro che non l’hanno mai sperimentato direttamente sulla propria pelle, immaginandolo o facendo proprie le preoccupazioni e le sensazioni di una persona che, invece, lo ha vissuto/lo sta vivendo.

Una cosa diversa è chi scrive del proprio disagio. In questo modo la scrittura si configura come fedele compagna, come supporto alla desolazione che spesso può invadere l’animo, come espressione di una ritrovata forza interiore che porta l’uomo, giovane o meno che sia, a vedersi come da fuori. Ed è in questi casi che la scrittura diventa una pozione miracolosa, lo è nel senso che guarisce non tanto il corpo, quindi il fisico, ma la componente emotiva, sensoriale, intimista della persona. La poesia si tramuta, dunque, come è osservato nella nota di introduzione, in strumento che ha un valida “valenza riabilitativa”, testata per l’appunto anche scientificamente.

Le parole stese sulla carta, dunque, sono come delle lacrime azzerate.

Le poesie sono delle dolci attestazioni di una vita felice e spensierata, vagliata, però, dall’amaro ricordo. Sono preghiere laiche di riscoperta della vita e del suo valore, perché come sottolinea l’educatrice Mirella Presa, “Fare poesia significa prima di tutto ripensare alle proprie emozioni, rielaborandole e traducendole nella parola scritta” (p. 15).

Nella raccolta, in particolare, ci sono dei versi a mio modo di vedere molto potenti e che hanno richiamato una più attenta lettura ed analisi, come quando Gabriel D’Angelo nella poesia “Sfida senza fine” eternizza sulla carta una semplice, ma non banale verità: “Tutti hanno paura di te,/ non perché sei cattiva/ ma perché nessuno ti conosce bene” (p. 21) sulla quale tanto si potrebbe argomentare. La paura, dunque, quale spauracchio che fa tremare le gambe all’uomo, non è dovuta da una forma d’essere, da un comportamento cattivo o spregiudicato, da un sistema di potere gerarchizzato né da un senso di subordinazione, ma è fonte del non detto, dell’ignoto, della mancanza di comprensione, della ignoranza.

I popoli hanno paura di altri popoli perché non conoscono le loro differenze. Lo stesso accade per le religioni. Nella nostra società non si ha più paura perché esistono prepotenti o perché qualcuno ha la facoltà di mostrarsi superiore o più forte (caratterialmente, intellettualmente, militarmente), ma si ha paura quando non si conosce l’altro o si finge di conoscerlo.

In “La colazione dei canottieri” di Massimo Formenti, l’io lirico gioca su una doppiezza di sensazioni che gli derivano probabilmente da un certo tipo d’instabilità: è in grado di cogliere la spensieratezza e la gioia in una bella giornata estiva che lo intima a godersi anche la compagnia degli altri (“In questa giornata estiva/ mi sento di vivere in sintonia fra la gente”, p. 32), ma c’è un qualcosa che blocca il ragazzo in questo intento, come un insidioso male oscuro che con i suoi tentacoli invisibili impedisce al ragazzo di vivere a pieno il momento poiché, osserva nel finale “non so come gustare pienamente/ il cibo invitante sulla tavola” (p. 32) che può metter in luce, forse, il problema del ragazzo nella risoluzione di un disturbo in particolare.

Luisa Romagnoni in “Primavera” conclude con due versi altamente toccanti e che indicano una certa riflessione sul mondo, avvicinata, forse anche a un pensiero di carattere religioso. Il Male presente nel mondo va osservato, analizzato e non perpetuato e coloro che sono i portatori del Male vanno denunciati, sconfessati e allontanati dalla comunità di diritto, però l’amore, l’ingrediente che giustifica il significato dell’uomo nel mondo, a nessuno deve essere mai risparmiato: “anche gli uomini cattivi/ nel mondo sono da amare” (p. 47).

 

Lorenzo Spurio
-scrittore, critico letterario-

Jesi, 1 Agosto 2013

 

Schegge di vita

di AA.VV.

Albatros, Roma, 2012

Pagine: 60

ISBN: 978-88-567-6111-5

Costo: 13,90€

“Emozioni” di Mariagrazia Bellafiore, recensione a cura di Lorenzo Spurio

 

[P]er non morire una volta,
ci si costringe a morire,
un pochino
tutti i giorni.
(p. 27)

Il nuovo libro di Mariagrazia Bellafiore, poetessa di origini siciliane residente a Como, edito da Libreria Editrice Urso, ha un titolo importante, Emozioni, e da subito ci immette in un saliscendi di squarci di storie vissute dove, appunto, è proprio il sentimento con le sue varie sfumature e derivazioni a fare da padrone.

L’autrice accosta la freschezza e la genuinità del suo verso ad alcuni disegni, in realtà sono dei bozzetti monocromatici, opera di Anna Spagnolo che ne arricchiscono le pagine.

Le liriche di Mariagrazia sono tendenzialmente brevi; i versi sono spesso molto corti tanto da contraddistinguersi con una sola parola e poi, subito, si prosegue il ritmo con la punteggiatura della virgola o quella più aperta e sospensiva dei puntini che in parte celano del contenuto, istituendo una ellissi, in parte danno modo al lettore di “riempire il buco” a suo modo, secondo le sue interpretazioni e volontà.

Il filo rosso della raccolta è sviscerato dal titolo, Emozioni, poiché Mariagrazia parla di momenti passati o presenti –si noti la grande malinconia nei confronti della terra d’origine, la Sicilia- ma di ciascuna rappresentazione non sono tanto i colori, i rumori o le sensazioni olfattive che la poetessa rievoca quali momenti focali nel recupero della memoria, ma proprio le emozioni. L’universo delle sensazioni emotive, le forme di empatia con gli altri e con il mondo, l’amicizia e la solarità della poetessa sono palesi in versi asciutti, ma chiarificatori, come nella lirica d’apertura dedicata appunto alla Trinacria nella sua stagione di rinascita, la primavera, che si chiude con una presa di coscienza netta, una riflessione decisa, un commento che non necessita antitesi: “Sensazioni ed emozioni/ che non dimenticano/ più” (p. 9). E si noti quel “più” che la poetessa posiziona sapientemente quale elemento monosillabico nel verso finale, proprio a sottolinearne con una inaudita forza espressiva, quasi iperbolica, il fatto che sensazioni come quelle, non possono essere cancellate dalla mente.

Notevoli gli scenari naturalistici e i vari riferimenti a specie della fauna come in “Gabbiano”, lirica che condensa il motivo del volo e, dunque, quello di osservare il mondo dall’alto senza per forza di cose dover partecipare ad esso, ma simboleggia anche la volontà di conoscenza e la ricerca continua. Il volo ritorna anche nell’accorato lamento che cela la voglia di partire, volare, fuggire per “andare lontano” (p. 37)

Il tema del viaggio, inteso come esperienza di crescita e percorso di conoscenza di sé e degli altri nel mondo, è alla base della poesia “Poeta, viandante di oggi” con la quale la poetessa è stata felicemente segnalata al 1° Concorso Letterario Internazionale Bilingue TraccePerLaMeta dove, appunto, il tema proposto era quello del camminante. Il poeta –ci dice la poetessa- è “come un viandante”, perché sempre in cammino, alla ricerca di se stesso e dei significati, ma anche e soprattutto perché il poeta è un curioso, un animo girovago che non può star con la penna in mano e scrivere restando seduto per ore. Il poeta viaggia e fa viaggiare con i suoi versi, dà espressione del suo percorso –lineare o accidentato che sia- nel mondo e guida il lettore che vuole seguirne l’insegnamento.

La Nostra mostra attenzione e confidenza anche nei confronti della realtà sociale come quando in “L’ultimo viaggio” freddamente riconosce una sacrosanta verità: “il mondo/ ti può cambiare” (p. 17). Tutti i giorni assistiamo in prima persona a quanto il mondo sia difficile e pericoloso da vivere, insidioso a volte, addirittura crudele e il percorso dell’uomo che desidera il benessere e la felicità è di certo ostacolato dalla gravosa situazione economica e quella ancor più grave della perdita dei valori che mettono l’uomo, quasi con forza, di fronte alle brutture del mondo alle quali non si può rimanere estranei. Ecco perché il mondo “ti può cambiare”: nel male, come nel bene. E’ la sperimentazione che il singolo fa sulla sua pelle a portarlo a un cambio di prospettiva, di convincimenti, di necessità.

La Sicilia ritorna spesso nelle liriche di Mariagrazia come la ricerca continua di una mamma che ci aspetta a braccia aperte e in alcuni versi, come quando scrive “La Sicilia/ non la si visita/ la si vive/ […] In essa/ si diventa un tutt’uno” (p. 21) sembra quasi di percepire il sentimento della “sicilitudine” di cui parlava Sciascia in riferimento a quella sensazione indefinibile con semplici parole della grandezza e al contempo mistero di essere siciliani.

Vorrei concludere la mia breve analisi con alcuni versi di Mariagrazia che sono specchio della sua personalità (l’ho incontrata solo una volta, ma l’impressione che ho avuto è stata quella di una persona che già conoscevo da tempo, con un sorriso autentico e una felicità incorrotta che si può notare anche nella sua foto presente nell’aletta destra del libro):

 

[A]ccendiamo la luce

sulle nostre emozioni

per condividerle.

 

Lorenzo Spurio
Scrittore, critico letterario

 

Jesi, 29 Luglio 2013

 

Emozioni
Di Mariagrazia Bellafiore
Con prefazione di Anna Maria Folchini Stabile
Con disegni di Anna Spagnolo
Libreria Ciccio Urso, Avola (SR), 2013
Pagine: 55
ISBN: 9788898381203
Costo: 9,50 €

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

Collana Oltremare – Narrativa

24.07.2013, 238 p., brossura
Curatore Spurio Lorenzo
ISBN 978-88-907190-8-0

TraccePerLaMeta Edizioni

Prefazione: a cura di Marzia Carocci

[…]L’uomo di per sé è un animale istintivo che agisce in balia a un impulso; le reazioni, infatti, spesso sono grottesche e inaspettate, i desideri e le emozioni in alcuni casi prendono il sopravvento sulla ragione creando il giusto o lo sbagliato, il normale o l’anormale: ma chi definisce questo? Il luogo comune? La retorica? La regola? Ed è proprio attraverso una libertà letteraria, senza catene, logicità o perbenismi, che Lorenzo Spurio impartisce ai protagonisti delle sue storie l’autogestione al movimento, alla decisione, all’evasione di tutto ciò che è coerenza e conformità. Uomini e donne ossessionati, alienati, infantili, maniaci, deviati, perseguitati, tormentati in un girotondo di storie e argomentazioni diverse, dove è sempre l’ego umano a fare da padrone con tutta l’illogicità dell’essere/animale fra ragione/istinto.

[…] L’autore, attraverso questo suo viaggio letterario, ci presenta le mille vite che lui stesso, con maestria, ha creato per questo libro. Esistenze che, anche se portate all’estremo, sono lo specchio riflesso di tutti i sentimenti dell’essere umano dove non mancherà l’odio, l’amore, l’erotismo, l’ironia, la cupidigia, la devianza, impulsi ed emozioni che vivono e convivono in quel dualismo umano ricco di contrasti e contraddizioni, dove si trova il Male dentro al Bene e viceversa.

Comunicati Stampa:
http://blogletteratura.com/2013/07/22/la-cucina-arancione-e-il-nuovo-libro-di-lorenzo-spurio/

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http://www.tracceperlameta.org/tplm_edizioni/negozio/la-cucina-arancione-narrativa/

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La cucina arancione

Un viaggio tra le pieghe disturbate dell’io
La cucina arancione: il nuovo libro di LORENZO SPURIO

La cucina arancione è la nuova raccolta di racconti dello scrittore marchigiano Lorenzo Spurio che nel 2012 ha esordito con Ritorno ad Ancona e altre storie (Lettere Animate Editore) scritto a quattro mani assieme a Sandra Carresi. Dopo essersi dedicato ampiamente alla critica letteraria, l’autore ritrova con questa silloge la sua forma letteraria espressiva più congeniale: il racconto breve.

La cucina arancione si compone di ventiquattro racconti di diversa lunghezza e il filo rosso della raccolta è l’analisi di “casi umani”, di personalità fragili o disturbate, personaggi apparentemente sani che, invece, celano al loro interno delle inquietanti verità o problematiche che restano latenti. Nella silloge si parlerà di violenza e solitudine, ma anche di pedofilia, ossessioni adolescenziali e tanto altro. Nella prefazione firmata da Marzia Carocci si legge: «Amori non ricambiati, nonne ricordate, morti improvvise, viaggi di speranza, pulsioni devianti, magie e luoghi incantati, occasioni perdute… Un’appassionante raccolta fantasiosa, dove l’autore con immaginazione, intelligenza e acutezza, propone al lettore vicende realistiche e chimeriche di una mente che va oltre il consueto, sottolineando, però, in questo percorso d’indagine psicologica anche pregi e difetti dell’umanità».

L’opera è edita da TraccePerLaMeta Edizioni, casa editrice dell’omonima Associazione Culturale all’interno della quale Spurio è socio fondatore. Il libro può essere acquistato mediante lo Shop Online dell’Associazione TraccePerLaMeta e a partire dalla prossima settimana su qualsiasi vetrina online di libri (Ibs, Dea Store, Libreria Universitaria,..) o mediante ordinazione in qualsiasi libreria.

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LORENZO SPURIO è nato a Jesi (An) nel 1985. Ha conseguito la Laurea in Lingue e Letterature Straniere e si è dedicato alla scrittura di racconti e di saggi di critica letteraria. Ha collaborato con prestigiose riviste di letteratura italiana tra le quali Sagarana, Silarus ed El Ghibli. Per la narrativa ha pubblicato “Ritorno ad Ancona e altre storie” (Lettere Animate, 2012), scritto assieme a Sandra Carresi; per la saggistica ha pubblicato “Ian McEwan: sesso e perversione” (Photocity, 2013), “Flyte e Tallis” (Photocity, 2012), “La metafora del giardino in letteratura” (Faligi, 2011), scritto assieme a Massimo Acciai e “Jane Eyre, una rilettura contemporanea” (Lulu, 2011).

Ha curato, inoltre, l’antologia di racconti a tema manie, fobie e perversioni “Obsession” (Limina Mentis, 2013).

Nel 2011 ha fondato assieme a Massimo Acciai e a Monica Fantaci la rivista di letteratura online “Euterpe” che dirige e con la quale organizza eventi letterari su tutto il territorio nazionale.